La Madonna del Frassine

La Madonna del Frassine

 

Nel santuario della Madonna del Frassine, al centro dell’altare tardo barocco realizzato da Domenico Notari nel 1700, all’interno di una nicchia, è conservata la scultura lignea raffigurante la Madonna con il Bambino conosciuta e venerata come la Madonna del Frassine, intorno alla quale si è sviluppato fin dall’antichità un fervente e attivo culto. La leggenda legata a questa scultura vuole che la stessa fosse stata scolpita in legno di cedro dall’evangelista Luca; portata da San Regolo in fuga dall’Africa nel territorio del Frassine, fu da lui conservata in una piccola chiesa appositamente costruita. Dopo il martirio del santo la statua venne affidata alla custodia dei monaci del monastero di San Pietro in Palazzuolo presso Monteverdi.  Quando nel 1252 il monastero fu distrutto e incendiato durante una rappresaglia, la Madonna fu salvata da un monaco di nome Mariano che la nascose fra nel bosco sui rami di un frassino. Considerata ormai perduta, fu poi ritrovata oltre un secolo dopo da un mandriano di nome Folco che, seguendo un vitello che ogni giorno si allontanava dalla mandria, lo trovò inginocchiato sotto l’immagine sacra. Gli uomini di Monterotondo M.mo per onorare degnamente la Vergine trasportarono il simulacro nella pieve del paese ma, miracolosamente, il giorno successivo era scomparso e tornato nel bosco sull’albero di frassino. Fu deciso allora di costruire una cappella là dove la Madonna aveva deciso di rimanere.

La statua della Madonna, intagliata in un unico tronco di pioppo non scavato all’interno, così come era consueto nella prima metà del Trecento, si distingue per la vivace policromia in gran parte recuperata in seguito al restauro. Fissata su una base lignea poligonale, non originale, è appoggiata su un alto tronco di frassino che si innalza all’interno di una minuscola aula semicircolare, sul retro dell’altar maggiore. Dall’alto del suo piedistallo la Madonna “si affaccia” da una nicchia al centro dell’altare attorniata da un fastoso stuolo di angeli. La Madonna è rappresentata a figura intera in posa frontale con il Bambino in braccio che tiene le gambe di lato verso il corpo della madre, ma ha anch’esso il busto frontale. I volti tondeggianti e paffuti hanno caratteri minuti e poco pronunciati, gli sguardi, dall’intensa espressione, sono rivolti davanti a loro quasi a voler incontrare quelli degli astanti. La Madonna è abbigliata con un lungo abito rosso aderente al corpetto e stretto sotto il seno che si scioglie in larghe pieghe tubolari lunghe fino ai piedi che compiono un repentino piegamento e lasciano intravedere una scarpa. Sopra un ampio mantello di un intenso blu notte scende dal capo a coprire la veste formando sul davanti un elegante panneggio asimmetrico. Un raffinato gioiello circolare, decorato da un motivo geometrico ad imitazione di una pietra, le orna il petto e trattiene i due lembi del manto. Il Bambino, seduto sull’avambraccio di Maria con le gambe rannicchiate e i piedini posati sul bordo del manto, assume una tenera postura. Ha il busto completamente nudo mentre le gambe sono coperte da una vesticciola rosata, all’altezza della vita, come una cintura, tiene un cartiglio su cui corre l’iscrizione evangelica “Ego Sum”.  Da una cordicella intorno al collo pendono un ramo di corallo e una croce. In base ai confronti compiuti con la produzione scultorea di inizio Trecento, è possibile ipotizzare che il manufatto sia stato realizzato da un artefice appartenente all’ambiente culturale senese o comunque che abbia compiuto a Siena la propria formazione artistica. In particolare, per la posizione frontale delle figure, per la loro staticità, per la caduta per masse regolari dei panneggi possiamo ipotizzare che l’artefice sia stato vicino a quella cultura artistica che si era sviluppata a Siena nei primi anni del XIV secolo ed era portatrice di riferimenti stilistici ancora legati ai valori figurativi del secolo precedente.